Tappa 12 - Torgiano - Assisi

 


Torgiano - Assisi
Distance: 54 km - 471 m Ascent - 487 m Descent

Bella serata anche ieri con una cena, al Ristorante SIRO, davvero ottima accompagnata da quel Torgiano doc sia in versione rosso che bianco che è molto rinomato e non solo in Italia. Molto bello anche il locale e quando trovi il personale che riesce a metterti a tuo agio tutto diventa più facile e più semplice. Ovviamente a tavola si parla della nostra settimana, che oggi termina, ma abbiamo ancora una cinquantina di km da percorrere prima di arrivare ad Assisi. Siamo tutti molto soddisfatti del percorso e l'unico rammarico sono stati quei giorni di pioggia intensa che ci hanno fatto cambiare tante volte l'itinerario. Però se ci pensiamo, adesso, forse è stato meglio così perchè abbiamo un tracciato pulito dove in ogni stagione ed in qualsiasi condizione è percorribile. Di certo, per chi vorrà provarlo, non sarà una passeggiata ma ne vale la pena soprattutto se si pensa a quante novità in fatto di località, monumenti e panorami che si possono gustare pedalando in modo tranquillo e senza strafare.


Mattino ore 8:00, nella buia stanza, filtra un raggio di luce dalla tenda che chiaramente viene a rischiarare il punto dove dormo io e questa luce, già così forte, mi sveglia (giuro, avrei dormito ancora un pò). Ci prepariamo io e Maurizio, mio compagno di camera di questi giorni, cominciando a sistemare le nostre cose all'interno degli zaini. Prima però, dato un certo languorino, scendiamo a fare colazione. Abbondante, come al solito e con quel mix di dolce e salato che non guasta e poi lo staff che ci fa trovare sul nostro tavolo una mountain bike in miniatura con un biglietto di ringraziamento.... u.n.i.c.i..... (che dire.... è la prima volta ma siamo veramente contenti). Recuperati gli zaini, saldiamo il conto, ci hanno fatto anche uno sconto..., andiamo nel locale attiguo all'albergo a prendere i nostri mezzi. Controllo delle parti che possono essere sempre a rischio, cambio, catena etc... e dopo aver sporcato con un pò d'olio di sintesi le parti meccaniche, acceso i nostri navigatori e caricato le tracce si parte. Usciamo su via G. Lungarotti e tenendoci a destra ci portiamo verso il monumento che da il nome al borgo la Torre di Giano o Torre Baglioni (Sec. XIII) e seguendo la stradina passiamo attraverso quella che doveva essere la porta di entrata al vecchio castello. Monumento unico, che ammiriamo anche scendendo dalla strada che dal Camposanto arriva fino a via Olivello. 

La strada, proseguendo diritto dopo 600 m, circa, incrocia la provinciale  SP403/1 -Strada provinciale di Bevagna dove giriamo a destra, oltrepassando il ponte sul fiume Chiascio, ed in leggerissima salita arriviamo, dopo circa un km in località Signoria. Proseguendo sempre diritto passiamo il semaforo e procediamo ancora sulla statale fino a quando alla nostra destra c'è il cartello di segnalazione che stiamo entrando nel territorio comunale di Bettona. Qui alla nostra sinistra c'è un bivio, che imbocchiamo per immetterci su via Salceto, la prima delle tante belle stradine di oggi. Strada che attraversa un tratto pianeggiante e dove di auto non se ne vedono proprio ed anche a densità di costruzioni ce ne sono davvero poche se si escludono le aziende agrarie qualche cascinale e qualche piccola casetta. Campi e campi ed ogni tanto qualche albero di ciliegie, a cui, come al solito, non resistiamo ed allora a mani basse una buona parte le cogliamo o, almeno, fin dove riusciamo a raccoglierle, perchè il gusto veramente dolcissimo fa si che una tiri l'altra. Dopo una bella serie di curve arriviamo all'incrocio con via Ponte di Ferro e girando a sinistra andiamo ad attraversare nuovamente il fiume Chiascio ed al bivio successivo ci teniamo a destra proseguendo su questa strada per 350 m. 

A destra parte una bella strada bianca che andiamo a seguire e che ci porta non lontano dalle sponde del fiume e con un bel tratturo, che devia a destra, ci portiamo all'incrocio con via delle Cave. L'itinerario che stiamo seguendo è stato disegnato sul personal computer di casa e perciò anche seguendo la traccia GPS capita che questo o quel sentiero o sterrato o tratturo non sia più disponibile per il passaggio. Ed infatti, percorso un tratto di via delle Cave e seguito un tratto di via Passarella ed attraversato in un altro punto il fiume, il nostro GPS ci dice che dobbiamo girare a sinistra ed effettivamente la strada bianca c'è ma il tratto che doveva proseguire poi a destra per imboccare via San Martino è sparito ed al suo posto un bel campo arato di tutto punto dove la crescita del frumento ha praticamente reso impossibile il passaggio. Se fosse stato possibile percorrerlo avremmo evitato un tratto di asfalto e una volta arrivati all'incrocio sulla provinciale non avremmo dovuto percorrerne neanche un metro ma l'avremmo solamente attraversata, Ma va beh.. dai, va bene anche così perchè, come detto in precedenza, qui di auto nemmeno l'ombra.  Riportandoci su via Passarella giriamo a sinistra ed arriviamo fino all'incrocio sulla  SP404/1 - Strada Provinciale di Costano, e ne percorriamo 200 m poi al bivio ci teniamo a destra ed entriamo su un'altra stretta stradina con un nome dolcissimo, via Torte. Proseguiamo a destra ed al bivio successivo ci teniamo ancora a destra e al nostro fianco campi dove cresce spontaneo il papavero e la sua tonalità di rosso che si alterna al verde delle piante di grano in uno scenario bellissimo che in questa stagione ha dei colori ancora molto intensi. 

Il nostro itinerario prosegue seguendo questa strada nel silenzio assoluto, non ci ha sorpassato nemmeno un'auto, e non si sentono nemmeno rumori di mezzi agricoli in un paesaggio piatto ma dove ogni qualvolta si gira lo sguardo piante di ulivo, qualche bella vigna e campi coltivati ti fanno assaporare quell'odore di rurale che dalle nostre parti è ormai difficile da trovare. Superiamo il piccolo ponte sul torrente Ose, e proseguiamo sul lungo rettilineo che arriva all'incrocio con la  SP408 -Strada Provinciale di Tordandrea. La nostra traccia GPS ci dice che dobbiamo prima girare a sinistra e percorrere solo poche centinaia di metri di questa provinciale e così facciamo e raggiunta la sterrata bianca, alla nostra destra la imbocchiamo passando nel mezzo di filari di vite e piante di ulivo. Proseguiamo su questa strada che entra nel mezzo dei campi e supera almeno due fabbricati prima di girare a sinistra, evitando di entrare nel bosco, e secondo la mappa che abbiamo utilizzato per disegnare il tracciato, in questo punto ci dovrebbe essere un ponte che attraversa il fiume Topino che scorre proprio davanti a noi tra le fronde degli alberi. Purtroppo, una rete metallica e la folta vegetazione non rendono possibile il passaggio, ma lo avevamo messo in conto che qualche volta saremmo dovuti tornare sui nostri passi...., ehm... sulle nostre tracce tassellate..., e così senza pensarci sopra due volte giriamo il manubrio delle nostre mountain bike e percorriamo a ritroso il tratto di strada bianca fino a ritornare sulla provinciale. 

Prima di proseguire diamo un'occhiata alle mappe che abbiamo sul navigatore per controllare se oltre a questa stradina ci possa essere qualche altro passaggio che ci possa evitare di percorrere troppe strade trafficate, tenendo conto che alla nostra destra c'è il fiume e che quindi dovremmo poi trovare un ponte per poter attraversare e riportarci sulla nostra traccia originale. Decisione di proseguire su questa strada e di girare alla prima deviazione a destra. Si riparte a destra, superando la casa con muro verde e mattoni a vista, per seguire la provinciale che però, almeno in questo tratto, non presenta transito di auto. Dopo un paio di curve arriviamo ad un bivio dove troviamo, alla nostra destra, tre grossi cipressi e una stradina bianca che percorriamo più per curiosità che per dovere. Arrivati al bivio, dalla parte opposta, giriamo a destra su via Stradone, un lungo rettilineo, dove arriviamo fino al km 15. Lasciamo la strada asfaltata per girare a destra ed immetterci sulla bella sterrata, bianca che, alberata di cipressi, passa prima accanto ad una grossa fabbrica di mangimi e prosegue fino ad oltrepassare il ponticello su un fosso e vira leggermente a sinistra. Circa 300 m dopo con una curva a sinistra passa accanto ad un caseggiato ed arriva al bivio. Essendo andati fuori traccia, ci vuole un attimo di pausa per capire la giusta direzione da prendere, e visto il GPS e alcune mappe, che abbiamo anche sui nostri cellulari, quella più breve per andare a riprendere la nostra traccia, in un'altro punto, è di proseguire diritto per poi seguire un'altra stradina bianca che vira verso destra dove poco più avanti sicuramente ritroviamo il punto originale.

Siamo in piena campagna e superiamo un vecchio casolare abbandonato, con muri crollati e senza la copertura del tetto, ed arriviamo al bivio dove il fondo di brecciolino termina e torniamo su una stradina stretta ma asfaltata. Proseguendo sempre diritto superiamo una fattoria, con la strada che fa un giro attorno alla proprietà, ed arriviamo dopo un breve rettilineo al bivio con la  Strada della riva destra del Topino . Ci aspetta, adesso, un lungo rettilineo, dove l'argine del fiume è veramente alto, che prosegue per alcuni chilometri nella tranquillità di questa campagna dove il solo il canto degli uccelli è il rumore di fondo. Arrivati al bivio troviamo la Chiesa di San Donato (Sec. XVII costruita nel 1667 per preservare una miracolosa immagine della "Madonna col Figlio tra i Santi Francesco e Donato" affrescata in un edicola campestre). Oramai lasciata al proprio destino, ho la fortuna di trovare la piccola finestrella a destra aperta e così una bella foto anche all'interno non può mancare. La bella facciata ed il bel portone mostrano adesso davvero tutti i secoli di storia passata, ed è un vero peccato lasciar andare in questo modo questi edifici che sono monumenti inestimabili della storia e della cultura italiana. Siamo arrivati a Cannara e dopo una breve visita al centro cittadino (alcune stradine sono out e non si riesce a passare per via dei ponteggi e di lavori edili che stanno ricostruendo gli edifici distrutti dal terremoto) ritorniamo indietro passando per la stretta viuzza di via Umberto I° e raggiungiamo nuovamente il bivio sulla  SP410

Qualcuno ha voglia di caffè e qui c'è l'occasione buona per fermarsi, infatti sulla destra c'è una Gelateria-Pasticceria dove oltre ad un ottimo caffè trovate anche dolci o gelati di produzione propria, oltre, ed ovviamente, alla bella accoglienza. Rifornimento di acqua, ci vuole, oggi fa veramente caldo, e superato nuovamente il ponte sul fiume Topino arriviamo fino al bivio, alla nostra sinistra c'è il parco giochi dei bambini, e giriamo a destra e alla prima traversa a sinistra imbocchiamo via Portella delle Ginestre. Ci togliamo quindi dalla provinciale e passando nel mezzo di una zona di villette giriamo a destra su via Martiri di Modena per arrivare fino al bivio dove girando a sinistra proseguiamo sulla  Strada del Vocabolo Mascetto . Attraversando i campi, su una bellissima stradina bianca, si arriva all'incrocio con via Vaone nei pressi di un casolare disabitato ed in pessime condizioni strutturali. Giriamo a destra e percorriamo questo viale all'ombra dei cipressi e dopo 1,5 km arriviamo all'incrocio. Giriamo a sinistra su via Limiti e proseguiamo ancora diritto e sulla destra vediamo l'imponente sagoma di Torre Quadrana (Sec. XV) che si erge nel mezzo della pianura, quasi ancor ora, a difesa del territorio. Dopo la foto di rito, con questa giornata così limpida e con la luce naturale sarà venuta benissimo, ripartiamo girando a destra su via Feccioli, un'altra bella e stretta stradina che attraversa i campi e passa tra case rurali e ristrutturate, e prosegue verso il primo bivio dove tenendoci a sinistra imbocchiamo la  Strada di Ponte Ruito  e proseguiamo nel mezzo, delle tante tonalità di verde e marrone, dei campi arrivando fino al bivio successivo. 

Giriamo a destra e poche centinaia di metri dopo imbocchiamo, prima, via Crocefisso e successivamente a sinistra via Campodonico e passiamo a lato delle piccole frazioni di Acquatino e Casa Tordio di Spello che già intravediamo davanti a noi, con alle spalle il Monte Subasio, e che con quel colore dei muri delle case tutte di un bianco rosato sembra davvero una cartolina. Arriviamo al sottopasso della  SS75 -Strada Statale del Trasimeno e passato il grosso svincolo ci portiamo alla rotonda dove girando a sinistra andiamo in direzione del borgo e della porta Medioevale. Non possiamo non fermarci per immortalare anche questo passaggio e siamo anche fortunati, perchè nonostante l'orario, sono all'incirca le 12:30 di auto in giro veramente poche. Comincia adesso la salita, quella forse più impegnativa della giornata, ma solo il pensiero di passare nel mezzo delle stradine di uno dei più bei Borghi d'Italia non ci fa pensare all'imminente fatica. Oltrepassiamo l'antica porta di accesso e iniziamo subito la salita, la strada con fondo in pavé arriva nei pressi di piazza Roma e poi siamo costretti a girare a destra perchè i lavori presso la Porta Consolare (Ingresso principale della città romana, in calcare del Subasio, con torre quadrata medievale e tre statue marmoree repubblicane) non danno accesso al passaggio e quindi passiamo accanto alla torre per immetterci poi a sinistra sotto l'arco dell'altra apertura ed entriamo all'interno delle mura. 

Dopo una curva a destra, su fondo lastricato a marmo grigio, inizia la vera salita su via Consolare che con un'ampia curva arriva prima nei pressi dell'Oratorio di San Bernardino non accessibile perchè proprietà privata (Sec. XV, Già sede di un ospedale di proprietà del Comune, poi a partire dal secolo XV divenne sede della Confraternita del Buon Gesù che gestì l’opera assistenziale. La Confraternita fu istituita, secondo le Cronache degli Olorini, dallo stesso San Bernardino da Siena durante una predicazione tenuta in San Lorenzo nel 1444) e poi con una decisa curva a sinistra con un'altro strappo verso la piccola piazzetta dove a sinistra c'è la piccola Cappella Tega (Sec. XIV - La cappella sorse come sede della confraternita dei disciplinati di Sant’Anna, i quali gestivano un ospedale di cui si hanno notizie a partire dal 1362). A quest'ora anche questo edifico è chiuso al pubblico e quindi dopo esserci riempiti la borraccia alla fontanella li accanto ripartiamo. Risaliamo ancora su via Cavour e passiamo davanti alla Chiesa di Santa Maria Maggiore (Sec. XII - La chiesa ebbe origine sui resti di un precedente tempio pagano dedicato a Giunone e Vesta. In seguito venne dedicata alla Natività e poi alla Madonna ed era sottomessa alla Abbazia di San Silvestro di Collepino, retta da una congregazione Camaldolese). 

Proseguendo sulla nostra destra, incredibilmente ancora aperta la Chiesa di Sant'Andrea (Sec. XI: Le prime notizie della chiesa risalgono al 1025, quando è annotata tra i possedimenti dei monaci Camaldolesi di S. Silvestro sul monte Subasio) per cui ci fermiamo e parcheggiate le nostre mtb entriamo all'interno per visitare questo bell'edifico. Usciti, soddisfatti e con qualche ricordo fotografico in più, dobbiamo percorrere ancora poca strada in salita per arrivare in piazza della Repubblica. Ci fermiamo a mangiare qualcosa, anche perchè il nostro stomaco è da qualche ora che ce lo ricorda, in questi piccoli locali e farci preparare dei buonissimi panini che ci gustiamo comodamente seduti sulle panchine in legno che fanno parte dell'arredo della piazza. Siamo talmente vicini al Palazzo Comunale che ci rechiamo li a piedi e riusciamo a visitare anche il bel loggiato. In attesa che anche gli altri terminino il pranzo mi porto con la mia mountain bike in alcune belle viuzze laterali per scattare anche li delle bellissime foto ricordo e sono proprio fortunato perchè l'orario mi aiuta molto e di gente in giro, al momento, poca.

Gli scatti si susseguono e poi sceglierò le migliori. di queste fotografie, ma per il momento sono gli occhi che rimangono colpiti dalla cura con cui, tantissimi anni fa, vennero costruite queste case. In alcuni punti sembra di essere in un'altro secolo e se ci mettiamo pure la quiete che si trova in questi vicoli sembra di essere lontani anni luce dalle nostre più trafficate cittadine.  E' però giunta l'ora di ripartire. Inizia a fare caldo e ci attende però, fortunatamente, solo un breve tratto di salita, prima di lasciare questa bellissima cittadina. Superata la Chiesa di San Lorenzo (Sec. XII) giriamo a destra e seguendo via Giulia superiamo la piccola Chiesa di San Gregorio Magno (Sec. XVI) e circa a metà strada sulla destra è possibile vedere un piccolo tratto di mura Romane. La stradina prosegue e superiamo l'Oratorio di San Biagio (Sec. XV), oramai inglobato nel tessuto urbano, ed arrivati alla piccola piazzetta A. Gramsci e poco dopo su piazza Vallegloria  davanti a noi c'è la bellissima Chiesa  (Monastero) di Santa Maria. (Sec. XIV - ) Recuperata dopo il terremoto che in parte l'aveva lesionata, così come l'attiguo  convento. La lasciamo alla nostra sinistra e proseguiamo il nostro cammino, ehm ... pedalata, e usciamo dalle mura spellane passando da Porta Montanara. Al di la delle mura imbocchiamo la  SP249/1 -Strada provinciale di Spello e dopo aver superato l'incrocio ci immettiamo su viale Poeta ed al primo bivio tenendoci a destra procediamo su via degli Ulivi. La stradina, che si snoda nel mezzo di un grandissimo uliveto, per il primo tratto è sterrata ed è in continua discesa con delle viste spettacolari sulla pianura circostante che, in precedenza, abbiamo, per alcuni tratti, percorso. 

Circa a metà di questa bellissima strada sulla sinistra, in basso nella pianura, si intravede il bel complesso della Chiesa della Madonna di Vico (Sec. XIV - Maestà ne la quale era depinta l’imagine de la sacratissima vergine Maria con il suo figliolo in grambio”, col tempo l’edicola fu “tutta coperta da rovi e spine che a pena si poteva vedere; tuttavia le genti che passavano ivi vicino si stancavano de rimirarla e se raccomandavano devotamente a quella. Et avanti l’anno 1514 cominciò a fare molte gratie e miracoli). Un peccato essere così distanti e non poterla visitare ma sarà per la prossima volta... Raggiungiamo la parte alta dell'abitato di Capodacqua e in questo punto la strada inizia un continuo saliscendi ed il fondo da sterrato diventa asfaltato e la sede stradale si allarga ma di poco. Seguendo sempre la strada principale e senza mai svoltare superiamo le traverse di via del Renaro, via Sasso Rosso e via Massera e giriamo a sinistra quando incontriamo via Passaggio una stradina con una bella pendenza in discesa che in pochi minuti ci porta a Rivotorto. Percorriamo un tratto, di circa 1 km, di via del Sacro Tugurio e arriviamo alla Chiesa Santuario di Rivotorto. (Il Santuario, eretto in stile neo-gotico nel luogo dove esisteva una precedente chiesa distrutta da un terremoto nel 1854 custodisce al suo interno il Sacro Tugurio, una semplice costruzione che ricorda il luogo dove San Francesco visse per qualche tempo con i primi dodici frati, quelli con i quali nel 1209 si recò a Roma per chiedere al Papa Innocenzo III l’approvazione del suoproposito di vita”). Anche qui, purtroppo, troviamo le porte chiuse, ma c'è almeno il tempo per lo scatto che ci consentirà di avere anche questo ricordo. 

La nostra fermata a Rivotorto però non termina qui e poche centinaia di metri più avanti ci fermiamo nuovamente per entrare nel Cimitero Militare del Commonwealth di Assisi. Momento davvero toccante questo, perchè quando si entra sembra di essere finiti in un'altra dimensione tante sono le tombe di militari caduti per la liberazione dell'Italia dal Nazifascismo. Una targa posta sulla piccola cappella, a destra, descrive così questo angolo: "Il terreno su cui posa questo cimitero è il dono del Popolo Italiano per il riposo perpetuo dei marinai, soldati e aviatori che qui sono onorati". Lasciamo le nostre firme sul libro che si trova nella piccola cappella e dopo un breve saluto ed una preghiera ripartiamo con qualche lacrima agli occhi. Stiamo per arrivare ad Assisi, oramai i chilometri sono veramente pochi, quelli che rimangono, e ci mettiamo d'accordo che prima di risalire verso la Città di San Francesco ci fermeremo in albergo dove, se sarà possibile, lasceremo a terra i nostri zaini e borse per viaggiare almeno per qualche km un poco più leggeri. Mancano ancora all'appello tanti monumenti e tanti Luoghi Francescani. Arriviamo così all'Hotel Donnini e entrati nella piccola hall veniamo accolti benissimo dalla signora che c'è alla reception e subito dopo, assegnate le camere, saliamo e ci alleggeriamo del peso che in questi 5 giorni ci ha sempre tenuto compagnia. Diamo il cambio a chi è rimasto di guardia ai mezzi ed una volta che il gruppo è nuovamente compatto si risale in sella e partiamo. 

Detto e fatto perchè ci fermiamo, scarichiamo gli zaini e le borse presso il nostro albergo, che è è proprio nelle vicinanze della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli. Per salire nel centro di Assisi ci passiamo proprio davanti percorrendo il bellissimo e grande sagrato di Piazza della Porziuncola, ma non ci fermiamo però perchè questa è l'ultima delle Chiese che visiteremo quest'oggi e e che sancirà anche la fine del nostro Tour. Passiamo quindi per via Patrono d'Italia e ci dirigiamo verso il sottopasso ciclo-pedonale che, ci evita la strada, e che sottopassa la ferrovia. Risaliamo dalla parte opposta e arrivati alla prima rotonda lasciamo la  SP147dir  e girando a destra su via A. Manzoni raggiungiamo un'altra rotonda. Ci portiamo a sinistra su via G. Borsi  stradina asfaltata che passa nel mezzo della campagna e quando arriva nei pressi di un bivio diventa Via Hippolyte Adolphe Taine. Ho scelto, durante la stesura della tappa, tutte queste vie secondarie che ci tengono lontano dalle auto ma che ci avvicinano sempre di più alla parte bassa del Monte Subasio e alla città che sembra essere li... a portata di mano. Il tempo di scattare una foto ricordo, da questo punto, non manca e così ci fermiamo. Sfondo magnifico .... click... click... click..... poi si riparte ed una volta arrivati in fondo alla viuzza giriamo a destra per imboccare via Francesca. Superiamo il primo incrocio e giriamo a sinistra quando arriviamo a quello successivo, in salita, sempre più accentuata nella parte finale, percorriamo questa bella stradina e superiamo la piccola frazione Valecchie raggiungendo l'incrocio con la  SP147

Percorriamo solo 100 metri della provinciale poi alla rotonda ci teniamo a sinistra e passando accanto alle mura, medioevali, che circondano la cittadina intravediamo, alla nostra destra, il campanile e la Chiesa di San Pietro (Fu costruita dai benedettini nel X secolo, la chiesa e stata rimaneggiata più volte fino alla ricostruzione definitiva che risale al XIII secolo) e diritto davanti a noi la Basilica. Mancano davvero poche curve e una volta percorso il primo tornante oltrepassiamo Porta San Francesco (Porta San Francesco – Originariamente (1246) veniva chiamata “Portella Sancti Francisci” ) ed ora la curva a sinistra su via Frate Elia, dove troviamo tantissima gente che a grandi gruppi la risale per arrivare al piazzale inferiore di San Francesco. Velocità moderata e il tempo di salutare tanti pellegrini che vistici arrivare in mountain bike ci salutano e qualcuno ci fotografa pure... grandi.... Arrivati davanti all'ingresso della Basilica Inferiore di San Francesco, un poco di commozione mi prende, spariscono però tutti i dubbi quelli che nei giorni precedenti in qualche momento di solitudine e sotto l'acqua che ci bagnava pensavo tra me e me, ce la farò?!? Sarò in grado di arrivare?!? .... ed invece eccomi qui, è stata una bella esperienza anche questa e sono contento di essere arrivato senza nessun tipo di problema. Un abbraccio tra tutti noi, gli AMICI, ci sta e ci diamo anche un cinque perchè la gioia è veramente tanta.. tanta... E' il momento di entrare per una visita all'interno della e ci dividiamo in due gruppi, i primi ad entrare sono Emilio, Francesco, Mimmo e Maurizio noi quattro Benedetto, Paolo, Gigi ed io rimaniamo per controllare le nostre mtb. 

Quando escono è arrivato il nostro turno ed entrando all'interno dopo aver ammirato queste volte affrescate dai grandi pittori del XIII° Secolo, scendiamo nella Cripta dove c'è la Tomba di San Francesco. Il silenzio, qui, è la regola per tutti coloro che vanno a far visita a questo luogo dove, davvero, si respira un'aria diversa forse per la Sacralità del posto o forse perchè arrivano tantissime persone credenti o meno. Qualche attimo seduti sulle panche a fianco della Tomba, una preghiera e poi ci rialziamo e risaliamo le scale e riusciti a fare il giro delle varie Cappelle laterali usciamo. Per chi non è mai stato all'interno queste, sembrano, cose che non hanno senso, però credetemi, quando si entra c'è un qualcosa di speciale che ti accoglie e che solo in questo luogo si riesce a trovare. Riunito nuovamente il gruppo è l'ora di fare la foto ricordo e non ci mettiamo molto a trovare la persona che, gentilmente, si presta per questa operazione. Ringraziamo Giovanni, anche lui casualmente Brianzolo come noi, (com'è piccolo il mondo.... in quel momento in piazza c'erano davvero tantissime persone e siamo andati a chiedere di farci una fotografia ad un nostro, quasi, concittadino.... la vita... eh...), ci rimettiamo in sella e percorriamo la piccola rampa che ci porta al piazzale adiacente alla Basilica Superiore. Questa volta ci scambiamo i tempi di visita e così, io Benedetto, Paolo e Maurizio entriamo per primi ed una volta all'interno vedere, un'altra volta, questa splendida Basilica lascia senza fiato. 

Le pareti riccamente affrescate dai grandissimi pittori e tutto l'insieme fanno di questo luogo un'altro angolo di Paradiso. All'interno non si possono effettuare fotografie per cui quelle che siamo riusciti a scattare, di nascosto, ce le terremo come un ricordo immenso di questa nostra settimana. Le tracce, lasciate dal terremoto del 1997, sono poco visibili e tutto sembra essere tornato come prima ma all'appello mancano alcuni affreschi medioevali ed un affresco attribuito a Giotto. Anche qui tanta gente, e seppure c'è una voce che chiede il silenzio qualche piccolo brusio si sente. E' ora di uscire e lasciare lo spazio agli altri e così ci portiamo nuovamente all'esterno e riposiamo per un attimo appoggiati al parapetto che delimita il grande giardino davanti all'ingresso. Aspettiamo di ritorno gli amici e quando escono un'altra bella foto ricordo non può mancare. Questa volta è una ragazza orientale che si prende l'obbligo e dopo questo ennesimo scatto ci rimettiamo in sella e risaliamo, seguendo via San Francesco, verso piazza del Comune dove troviamo oltre al Palazzo del Comune anche la Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva (La chiesa è detta «Santa Maria sopra Minerva» perché utilizza l’antico Tempio romano dedicato alla dea Minerva, regina della sapienza e della pace nell’età pagana. Le sei splendide colonne corinzie e l’intera facciata sono ancora intatte dopo più di 2000 anni). Tantissima gente anche qui, i bar che danno sulla piazza sono pieni e anche noi ci fermiamo un attimo per dare uno sguardo anche a questo bello scenario di una piazza piena di turisti che passeggiano si soffermano e ci guardano, forse, perchè siamo gli unici che sono arrivati fin li in mountain bike.

Benedetto che per qualche istante è sparito ritorna con una sorpresa: pane con l'uva specialità del posto e devo dire azzeccata sia per l'orario, come merenda, ma soprattutto come gusto, davvero ottimo. Alla fontana della piazza riempiamo le nostre borracce e si riparte dovremo solo procedere per qualche centinaio di metri per arrivare alla Basilica di Santa Chiara (La chiesa venne costruita, dopo la morte di santa Chiara, tra il 1257 e il 1265, attorno all'antica chiesa di San Giorgio, che fino al 1230 aveva custodito le spoglie mortali di san Francesco. Le spoglie della santa vennero traslate già nel 1260, mentre la consacrazione solenne avvenne nel 1265, alla presenza di Papa Clemente IV). Anche qui, quando arriviamo c'è la coda per entrare all'interno e facendo come al solito i turni ci sediamo all'esterno, di questa splendida chiesa in stile Gotico. Mentre aspettiamo l'arrivo degli amici che sono già all'interno vediamo le lunghe file di pellegrini che si preparano all'entrata e dove nel brusio di voci si confondono tante lingue dallo spagnolo al francese e dall'indiano al coreano al giapponese ed, ogni tanto, una voce italiana. Adesso tocca anche a noi entrare e così, dato che per me non è la prima volta che visito questo bellissimo luogo, mi toccherà fare un po' da cicerone con gli amici cercando di spiegare, nel breve, tutte le nozioni che anch'io ho man mano recepito nelle visite precedenti. Ci portiamo subito all'Oratorio del Crocifisso o delle Reliquie dove è conservato  l'originale Crocifisso di san Damiano quello che parlò a San Francesco (è nel 1205 che avvenne l'episodio più importante della sua conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, raccontò di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina»). 

Una visita vicino all'altare non può mancare e vedere quel soffitto a volte tutto ad affreschi che ricordano la vita e le opere della Santa. Vorremmo anche scendere nella Cripta per vedere la tomba ma la fila è davvero lunga e purtroppo non ce la facciamo, va beh... sarà per la prossima volta... e di sicuro ci ritorneremo. Usciamo e risaliamo in sella alle nostre mountain bike per scendere sul rettilineo di via Borgo Aretino e uscendo da Porta Nuova ci immettiamo sulla  SS147 . Al bivio giriamo a destra e proseguiamo verso la rotonda per poi tenerci ancora a destra e percorrere il curvone di via V. Emanuele II e quindi girare poi a sinistra quando troviamo le indicazioni per San Damiano. Discesa ripida e a curve per arrivare davanti al viale d'ingresso al convento e alla chiesa che percorriamo comunque a bassissima velocità per via dei tanti pellegrini che anche qui raggiungono uno dei luoghi dove si sente che la Fede di San Francesco è molto più presente che in altri. Contornato da ulivi e con un silenzio quasi totale, anche se ci sono persone in visita, è un'oasi al di fuori della città dove chi passa si ferma solo per pregare. Siamo anche fortunati perchè alcune grosse comitive nel momento stesso in cui scendiamo dalle nostre mountain bike se ne stanno andando ed il piazzale davanti alla chiesa è adesso pressoché libero. Il tempo di sistemare i nostri mezzi e poi a turno si entra. Prima nella bella chiesa (una volta era solo una chiesetta, come la descrive Tommaso da Celano primo biografo di San Francesco). 

All'ingresso già si sente un profumo di rose che avvolge tutto l'interno e subito alla nostra destra il bellissimo Crocefisso ligneo (Sec. XIV- opera di Innocenzo da Petralia che lo firmò nel 1637) e poi l'interno della Chiesa, spoglia , senza quasi affreschi se non nella parte superiore appena sopra l'altare. Il silenzio è davvero incredibile nonostante tutte le panche all'interno siano occupate. D'altronde in questo luogo di pace si viene non solo per pregare ma anche per riflettere e pensare. Una breve sosta all'interno, della bellissima chiesa, e poi iniziamo il giro con la visita al Coretto di Santa Chiara e usciti all'esterno risaliamo verso il Dormitorio delle Clarisse per poi scendere nel bellissimo Chiostro ed andare a vedere il Refettorio dove oltre alla bellezza del locale, rimasto com'era, si possono ammirare affreschi di Dono Doni, XVI sec. Terminiamo anche la visita a questo luogo e ripartiamo comunque con la consapevolezza di tornarci al più presto e uscendo sul piazzale e rimettendoci in sella prima di dare il primo colpo di pedale ci viene spontaneo girarci ancora una volta e dire quasi arrivederci. Seguiamo il vialetto e arriviamo al parcheggio dove prendiamo a sinistra la bella sterrata che nel mezzo dell'uliveto scende verso Santa Maria degli Angeli e percorriamo un breve tratto della Ciclo-pedonale Assisi-Spoleto fino all'incrocio con via Francesca dove giriamo a destra e percorriamo il lungo rettilineo fino all'incrocio. Giriamo a sinistra e  seguiamo, anche qui, un lunghissimo rettilineo su via San Rufino d'Arce ed arriviamo in località Santa Maria Maddalena dove giriamo a destra e con il lungo rettilineo passiamo davanti alla stazione ferroviaria e andiamo ad imboccare di nuovo il sottopasso per ritornare alla Basilica di Santa Maria degli Angeli (Sec. XVI). 

Voluta da Papa Pio V per accogliere i luoghi resi Sacri dalla memoria di San Francesco. Quando si entra in questa grande chiesa si ha l'impressione di essere davvero poca cosa viste le grandi dimensioni delle volte e poi non appena si giunge nel centro, vederne all'interno un'altra, ti vien da pensare all'immensità del creato ed alla bellezza di tutto ciò che ci circonda. La Porziuncola, una delle chiese restaurate da San Francesco dove il santo fonda l'Ordine dei Frati Minori (Nel 1209, accolse Santa Chiara e ricevette da Papa Onorio III (1216) l'approvazione del "Perdono di Assisi"). Personalmente quando entro all'interno Chiesa mi prende una sorta di pace interna e potrei davvero rimanerci ore e ore senza mai stancarmi per la tranquillità che riesco a trovare. Son cose inspiegabili ma è inspiegabile anche vedere tanta gente che si sofferma in piedi o sulle piccole panche e che rimane in un silenzio quasi irreale per tutto il tempo che dedica alla visita di questo luogo, mentre all'esterno già qualche vocio c'è. Vorremmo procedere alla visita anche del resto della Basilica ma è l'orario della funzione e quindi la Cappella del Transito (luogo in cui è morto San Francesco) verrà chiusa e sarà quindi per la prossima volta. Uscendo ritrovo gli amici e basta solo uno sguardo per far capire loro il grado della mia soddisfazione per essere riuscito in quest'impresa a cui ho pensato per i due anni precedenti. Certo non ho e non abbiamo fatto nulla di trascendentale ma per me è davvero un traguardo importante e averlo fatto con questi AMICI ha ancora qualcosa di più importante. 

E' ora di ritornare in albergo per prepararci e quindi andare a cena e provare come al solito le specialità del posto e bere, perchè no, un bicchiere di vino in più per brindare al successo di questa settimana che ci rimarrà per sempre nel cuore come un bellissimo ricordo. Un grazie veramente a tutti è il minimo che possa dire e se riusciamo nel prossimo futuro cerchiamo, ancora insieme, di terminare questo tracciato che avvicina i due mari ma che soprattutto cementa la nostra amicizia e si sa che l'amicizia è uno dei più bei sentimenti che esistono. Anche se siamo stanchi, provati dalle fatiche, dalle tante volte in cui avremmo voluto lasciare tutto e fermarci con l'aiuto di tutti siamo riusciti a portare a termine anche quest'altra settimana che ci ha dato un sacco di soddisfazioni in tante cose che abbiamo visto e tante altre che, nonostante tutto, abbiamo potuto ammirare ma solo da lontano. Facciamoci bastare tutto questo e teniamoci questi ricordi perchè da profani stiamo facendo davvero qualcosa di grandioso. Grazie ancora AMICI.

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