Tappa 08 - Mensanello - Vescovado di Murlo


 

Mensanello - Vescovado di Murlo
Distance: 61 km - 1.097 m Ascent - 1038 m Descent

Lauta cena ieri sera al ristorante della Tenuta di Mensanello, dove abbiamo passato anche la notte, con portate a non finire tra antipasti, primi e secondi preparati in modo semplice, come da tradizione, da Laura e appetitosi al punto che qualcuno ha fatto anche il bis. Non poteva mancare il vino, noto non solo nella zona, imbottigliato direttamente nelle cantine della Tenuta. Non abbiamo resistito poi alle prelibatezze del dolce e così tra un bicchiere di vino, un assaggio di questo e quello e la buona compagnia anche di Carla, che non ha voluto mancare alla cena, abbiamo sforato nei tempi ma nello stesso tempo ci siamo, come al solito divertiti un mondo anche a sparare cavolate che in quel contesto ci stanno tutte. Quando, finalmente, usciamo per andare a dormire ecco le prime gocce d'acqua che ci accompagnano e sarà così tutta la notte con un violento temporale che con tuoni e fulmini ci ha anche svegliato dal sonno profondo in cui siamo caduti.

Mattino alle 8:00 suona la sveglia, ma siamo praticamente già tutti svegli e dopo l'abbondante colazione caricate le nostre mtb con le borse e assicurati i navigatori sui manubri usciamo dall'agriturismo dopo una foto ricordo con l'amica Carla e sotto un cielo coperto, ci immettiamo sulla statale  SP74b  (Traversa Monteriggioni-Casole) tenendo la nostra destra. Procedendo in leggera discesa, sulla strada asfaltata, attraversiamo le poche case del borgo e imbocchiamo la stradina (perchè, anche se si tratta di una traversa della provinciale, la sede stradale è veramente stretta) che attraversa i campi e i vigneti. Poco prima della prima curva c'è un sentiero a sinistra e noi lo imbocchiamo ed iniziamo a scendere su un tratto davvero molto tecnico, per via delle rocce bagnate che ogni tanto affiorano dal terreno. Tra una sbandata e l'altra scendiamo di sella, in alcuni punti, perchè  il fondo del terreno, corroso dall'acqua, è tracciato da un profondo solco che ha praticamente diviso il sentiero in due. Tutto questo, però, non ci ferma se non il guado sul fiume Elsa che in questo punto, dove solitamente l'acqua è abbastanza bassa, con le forti piogge che sono cadute e proseguono anche in questi giorni il livello si è alzato notevolmente. Con l'acqua, di un bel color marrone chiaro, che non lascia intravedere nemmeno il fondo non ci fidiamo a passare, perchè da quello che desumiamo, vedendo ad occhio, il livello supera i 60 cm. Questo sarebbe il meno (abbiamo provato di peggio) ma è la mancanza di punti di riferimento sul fondo del fiume che ci frena. Decidiamo di ritornare indietro e fortunatamente, senza rifare in salita il tratto, rovinato, raggiungiamo il bivio passato in precedenza e lo seguiamo a sinistra raggiungendo la statale  SP74  all'altezza di Pian dell'Omino.

Arrivati all'incrocio, sulla statale  SP541 -Traversa Maremmana, giriamo a sinistra e superato il ponte sull'Elsa ne percorriamo 500 m girando quindi a destra, poco prima della rotonda, verso le Caldane (bagni termali con sorgenti di acqua tiepida che hanno proprietà terapeutiche conosciute fin da epoca etrusco-romana) e seguiamo in questo punto la direzione della Via Francigena. Il cielo nel frattempo si è sempre più riempito di nuvole grigie ma sembra tenere e per il momento rimaniamo all'asciutto. Poco prima di raggiungere l'agriturismo, di cui ci sono segnalazioni, la strada devia a sinistra e il terreno reso molto molle dalla pioggia fa affondare le gomme delle nostre mountain bike e la pedalata diventa affannosa e molto molto pesante. Quando poi usciamo dal bosco e passiamo il piccolo ponticello sul fosso di Casanuova diventa impossibile pedalare perchè il terreno è diventato come una colla e il fango che si ferma tra l'ammortizzatore anteriore e la ruota sommato a quello sul cambio e sulla parte del movimento centrale rendono praticamente impossibile rimanere in sella. (Vorrei spendere due parole su questo punto: se vi trovate nelle nostre stesse condizioni meteo evitatelo perchè qui, oltre alla fatica nello spingere un mezzo che ha le ruote bloccate, è impossibile anche camminare con il fondo dove il piede sprofonda... La nostra traccia GPS che segue fedelmente questo raccordo sulla Via Francigena ci segnala di proseguire diritto una volta arrivati al bivio verso Cascina Grande, ma noi a questo punto siamo veramente stanchi di continuare a pulire e togliere fango dai mezzi che preferiamo proseguire ancora diritto ed arrivare al bivio della  Strada di Cerreta  dove finalmente ritroviamo una bella strada bianca. 

Ci fermiamo ancora un pò a ridosso del bordo stradale per controllare lo stato delle nostre mountain bike, che è veramente pessimo (e le fotografie che troverete all'interno dell'album la dicono lunga). Cerchiamo, come meglio possiamo, di pulirle aiutandoci anche con rametti di piante che troviamo sul terreno, ma sopra tutto con le mani, nel togliere il tanto fango appiccicoso che si è fermato su tutta la parte del telaio e sulle parti scorrevoli. Riprendiamo la nostra pedalata dove sentiamo cigolii vari a livello di catena e cambio e mentre sto risalendo sulla  Strada di Acquaviva  suona il cellulare..... mi fermo e visto che è Carla ... rispondo.... Prooontooo ... ciao Pier come va? sono Carla... beh insomma non posso dire di essere contentissimo visto quello che abbiamo trovato sul terreno ma va bene così...  dimmmmmi... mi sono rimaste le carte d'identità tua e quella di Benedetto sul banco della reception... dove siete.....?  ..... noooooooo..... guardo il navigatore e segnalo la nostra posizione, circa pressappoco........, dai te le faccio portare da Neri che viene casualmente dalle vostre parti.... ti faccio chiamare.... ok grazie Carla sei un angelo... (eh già... se non ci fossi io...un bacio).... e rimetto il telefono nell'apposito fodero di caucciù e riparto non prima di aver avvertito l'amico dell'inghippo. Procediamo adesso su questa strada bianca attraversando la Pineta di Scarna  e arriviamo al bivio dove ritorniamo sulla traccia GPS. Girando, poi, a destra andiamo in direzione del piccolo borgo di Acquaviva. Sulla stradina incrociamo alcuni viandanti, forse tedeschi, che mentre ci guardano pulire al meglio le nostre mtb sorridono e qualcuno scatta anche una fotografia, ma anche loro hanno scarpe piene zeppe di fango e mentre scambiamo quattro chiacchere con loro inizia a cadere qualche goccia di pioggia.

Lasciamo alla nostra destra la bella chiesetta (purtroppo chiusa, ed in uno stato di totale abbandono) e proseguiamo sulla stradina asfaltata fino ad arrivare al borgo di Strove (Vecchio castello del Sec. VI di cui però non rimangono tracce) e siamo nuovamente sul percorso della Via Francigena. Poco prima di arrivare all'incrocio con la provinciale  SP74a  mi suona nuovamente il cellulare. Ovviamente mi fermo e rispondo e questa volta è Neri ..... Ciao sono Neri... dove siete....? adesso a Strove rispondo.... ah bene... parto tra poco dall'agriturismo e ci vediamo davanti al Bar dell'Orso... a Monteriggioni sai dov'è..? No.. rispondo, ma lo trovo... e lui dall'altra parte che mi indica già dov'è.. (un grande).... Parto con gli amici che nel frattempo si sono portati un poco più avanti e superandoli li informo del cambiamento di programma, recuperare i documenti è la priorità di oggi e perciò seguendo la statale per 3 km arrivo, con tutto il gruppo dietro di me, all'incrocio con la  SP5  dove tengo la destra e proseguo in rettilineo verso la grande rotonda sulla via Cassia. Girando ancora a destra c'è sulla destra il Bar mentre noi ci portiamo dalla parte opposta della strada all'interno del parcheggio. Intanto che aspettiamo Neri notiamo che nell'angolo c'è una fontanella e così nell'attesa, unendo l'utile al dilettevole,  cerchiamo in qualche modo di dare una parvenza di pulizia ai nostri mezzi. Siamo anche fortunatissimi perchè a fianco del parcheggio c'è l'edificio del Comune di Monteriggioni e Francesco vedendo un'impiegata che sta entrando nel cancello retrostante chiede se è possibile utilizzare alcune canne dell'acqua che sono li a portata di mano. 

Gentilissima la signora ci apre pure il cancello e così entriamo direttamente nel cortile e ci mettiamo a sciacquare le nostre biciclette. Io lo faccio per primo perchè devo andare poi su al parcheggio ad attendere l'arrivo di Neri, che non mi fa aspettare molto e dopo avermi consegnato il tutto ci salutiamo nuovamente con un arrivederci a presto. Nel frattempo alcuni amici hanno terminato le operazioni mentre altri sono ancora alle prese con quel disastroso fango che non vuole staccarsi dal telaio e dalle ruote. Circa mezz'ora dopo partiamo e lasciato chiudere il cancello, dietro di noi, iniziamo a seguire, nuovamente, il nostro itinerario. Ci immettiamo nuovamente sulla  SP1  e la lasciamo poco dopo quando giriamo a sinistra per iniziare l'impegnativa salita che ci porta verso la Porta Fiorentina o Porta di San Giovanni (ha questo nome perchè Esposta verso Firenze) che è una delle due entrate del Castello di Monteriggioni. La stradina che sale è una sterrata ed il primo tratto è abbastanza pedalabile, ma dopo la curva, del tornante a sinistra, la pendenza ha un'impennata davvero molto alta con una punta del 20%. Qualcuno, come me, mette pure il piede a terra, ma senza vergogna alcuna, perchè anche lo zaino sulle spalle non è da meno nel peso da portare in salita. Sebbene contenga solo lo stretto necessario per una settimana in mountain bike con queste pendenze il mezzo non ha molta trazione davanti e la ruota tende ad alzarsi dal terreno nonostante lo sforzo di tenerla ancorata a terra sia molto forte. Arrivati all'interno delle mura ancora una breve salita e poi ci portiamo nel piazzale del castello a fianco della Chiesa di Santa Maria Assunta (Sec. XIII) e dopo aver scattato le foto di rito si riparte. 

Usciamo da Porta Franca o Porta Romea (perchè esposta verso Roma) e seguiamo il nostro tracciato sul navigatore. Dopo le curve in discesa passiamo il parcheggio lasciandolo alla nostra destra e proseguiamo sulla sterrata che gli gira attorno ma quando arriviamo, a ridosso del primo tratto sterrato tra le vigne, ci accorgiamo che è lo stesso tipo di terreno di qualche ora fa e non ce la sentiamo proprio di proseguire in questa direzione per dover spingere ancora le nostre mountain bike anziché pedalare. Guardando sul nostro navigatore verifichiamo la direzione della traccia e ci basta uno sguardo per decidere tutti insieme di modificare il tragitto e di riprendere nuovamente la Cassia per portarci fino al bivio di San Girolamo. Percorriamo questo tratto asfaltato e siamo anche fortunati perchè l'orario non è quello del mattino, presto, dove tutti vanno al lavoro, per cui di auto in giro ce ne sono davvero poche e tutto questo potrà anche sembrare strano, per una strada di questa portata, ma è davvero così. Al bivio giriamo a sinistra e seguiamo  Strada delle Badesse  una bella strada asfaltata con un inizio leggermente in salita che poi lascia spazio ad una bella discesa a curve che ci porta nella zona industriale di Badesse di Siena. Girando nei pressi dei capannoni industriali percorriamo via P. Nenni e raggiunta la rotonda giriamo a sinistra e seguiamo la strada che ci porta verso la rotonda successiva. Nel frattempo è iniziato a piovere e ci fermiamo nei pressi di un distributore di carburante per indossare i nostri k-way e mangiare una barretta prima di riprendere a pedalare. Proseguiamo in direzione del sottopasso del raccordo Autostradale Siena Firenze- RA3  e rimanendo sempre su strada asfaltata passiamo le prime case di Basciano con la strada che inizia con una leggera salita. 

Oltrepassiamo Villa Parigini, sede della Città dell'Olio, e proseguendo per 400 metri arriviamo all'imbocco a destra con la  SR222 -strada statale Chiantigiana quando arriviamo alla piccola frazione di Poggiarello La Ripa. Dapprima pianeggiante poi dopo la prima curva la pendenza si alza un poco e prosegue fino alle case di un'altra piccola frazione, quella di Colombaio. Arriviamo adesso, (mentre nel frattempo ha smesso anche di piovere), allo svincolo dove giriamo a sinistra e imbocchiamo la strada di Vagliagli  SP102 . Con cipressi al lato nelle parti vicine alle abitazioni, ci fa ammirare le colline Senesi, e fortunatamente, anche a quest'ora, è percorsa da pochissime auto. Si va sempre in discesa con una bella serie di curve passando per le località Casa Sperta e Casaespert per raggiungere al km 26,6 il bivio di Favignano. Giriamo a destra e ci immettiamo sulla sterrata che arriva al bivio, a fianco del piccolo laghetto, tenendo la destra passiamo il Molino di Cellole e proseguendo diritto arriviamo al guado sul torrente Bozzone. Acqua alta anche qui ma non possiamo tornare indietro rischiando di incontrare nuovamente il fondo stradale come quello di questa mattina. Decidiamo quindi di passare, però prima controlliamo se ci sono posti dove il livello dell'acqua è almeno più basso. Non trovandone, dovendo passare per forza da qui, ci togliamo almeno le scarpe e proseguire all'interno del guado con la nostra mountain bike a fianco. Il livello della profondità dell'acqua supera i 60 cm ma almeno qui l'acqua è limpida e vedendosi bene il fondo sappiamo dove appoggiare i nostri piedi. 

Con l'acqua che ci arriva alle ginocchia, uno alla volta, attraversiamo questo piccolo corso d'acqua e arrivati sulla sponda opposta c'è il problema di asciugarci... che affrontiamo con disinvoltura passando a piedi nudi nell'erba alta a fianco del sentiero. Asciugarci però è una parola grossa e una volta rimesse le scarpe ci sentiamo, nonostante tutto, i piedi a mollo. Riprendiamo la nostra pedalata e dopo un inizio su tratturo e sentiero si entra nel bosco dove rami e sassi rendono difficoltoso il passaggio, poi il single trail inizia anche a salire e nonostante i nostri sforzi dobbiamo scendere di sella parecchie volte per via di tanti alberi e rami rotti che rendono impossibile, o quasi, il passaggio. Con tutta la nostra volontà però superiamo anche questo piccolo problema e ci rimettiamo in sella solamente quando il sentiero esce dal bosco e prosegue su un single trail, quasi invisibile, a ridosso delle piante ed a fianco di campi dove l'erba è davvero cresciuta tanto. Dopo aver superato un casolare il tratturo prosegue diritto, in leggera salita e arrivati al bivio della strada sterrata giriamo a destra e percorriamo il piccolo strappetto che porta all'incrocio con la  SP408 -Strada provinciale di Montevarchi. Alla nostra sinistra, sulla collina, il bellissimo Castello di Monteliscai (Sec. XI, che attualmente è stato ristrutturato in albergo) dove è possibile arrivare basta aver voglia di fare la salita che con due tornanti porta all'ingresso principale. All'interno delle mura c'è la piccola Chiesa dei SS Pietro e Paolo. La vista è bellissima anche dal basso, con la collina dove sul cucuzzolo si erge il castello. A fianco dell'inizio della stradina, a destra, c'è il cancello d'ingresso di Villa il Serraglio e da cui si può ammirare il bellissimo giardino (all'interno specie arboree esotiche quali sequoie, tuje giganti e magnolie). 

Ci  rimettiamo, sulla nostra traccia GPS, proseguendo diritto sulla  Strada di Colle Pinzuto , una bella stradina che viaggia sulla collina da cui è possibile ammirare lo stupendo panorama delle Crete. Raggiunto il piccolo centro di San Giorgio a Lapi, dove passiamo tra i vigneti del Chianti, poco dopo arriviamo davanti alla piccola Chiesetta di San Giorgio che si erge tra ulivi, cipressi e vigne. Proseguiamo il nostro viaggio sotto un bel cielo azzurro con nuvoloni bianchi che sembrano seguirci. La bella stradina bianca segue l'andamento del terreno e alla nostra destra si può intravedere, da lontano, un'altro maniero il Castello delle quattro Torra (Sec. XIV) arroccato anch'esso su una bella collina e circondato da piante e uliveti. La strada adesso inizia a scendere e con due tornanti a cui fa seguito una bella ed ampia curva ci riporta sul tratto asfaltato dove tenendo la sinistra andiamo in direzione dell'altro piccolo centro di Vico d'Arbia che superiamo con la strada leggermente in salita. Raggiunto il bivio con la  Strada di Mociano  giriamo a destra per immetterci nuovamente su un'altra strada bianca che prosegue tra i campi e con un susseguirsi di piccole salite e relative discese attraversa questo angolo incantevole della Val d'Arbia. Il cielo, nel frattempo, è cambiato e l'azzurro è stato ricoperto da grossi nuvoloni neri, pero, al momento non piove. Un venticello, fresco, ci impone di fermarci per metterci addosso qualcosa che ci possa coprire un poco di più delle nostre magliette. Si riparte con la strada che prosegue fino ad un bivio dove troviamo casolari, forse abbandonati, superandoli e imboccata la stradina a sinistra ed arriviamo al bivio della  Strada di Pesciano . Ritrovato l'asfalto tenendoci a destra passiamo, con il sottopasso, la  SS373  ed arrivati alla rotonda proseguiamo ancora diritto fino ad arrivare alla rotonda successiva per attraversare il ponte sul fiume Arbia ed entrare nel piccolo paesino di Arbia

Poche case ma per la sosta pranzo va benissimo anche il bar che troviamo sulla  SP438  alla nostra destra. Sosta che ci concediamo dopo aver percorso oltre 40 km dei 60 previsti per questo primo giorno. Patatine, arachidi, una bella birra, un gelato, ecco il nostro pranzo, ma non c'è altro e quindi ci accontentiamo, mangeremo di più questa sera e poi abbiamo sempre le nostre barrette nel caso che i morsi della fame si facessero sentire nuovamente. Dopo circa mezz'ora ripartiamo ma, nello stesso momento, il nuvolone nero sopra di noi ci fa proprio un bello scherzo e quando oramai non c'è più riparo perchè siamo oramai oltre a tutte le case inizia a piovere. L'intensità dell'acqua non è molta e quindi proseguiamo sotto la pioggia e lasciamo la provinciale arrivando al km. 40,1 dove giriamo a destra per la stradina sterrata che si vede salire verso destra nel mezzo delle colline. Acqua che intanto continua a cadere e che rende anche la sterrata fangosa ma il primo tratto lo superiamo brillantemente, è la discesa successiva quella che ci frega, perchè qui il terreno è viscido le gomme non hanno grip e il peso dello zaino o delle borse sui nostri mezzi fanno affondare le gomme su una pasta di fango che solo passando in simili condizioni capiamo perchè le chiamano Crete. Fango che anche qui, (di colore diverso qui è grigio), si attacca dappertutto, ruote che non girano, cambio anteriore e posteriore pieno di melma e anche sollevare la mountain bike diventa un problema per il peso che si accumula man mano che avanziamo sulle gomme rendendole di dimensione doppie rispetto al normale. A fatica arriviamo al primo casolare al km. 43,3 e per percorrere questi 3 km ci abbiamo messo forse un'ora. 

Ma non è finita perchè la strada adesso sale nuovamente, ma per fortuna che alla nostra destra il campo non è arato e c'è dell'erba che anche se bagnatissima, perchè nel frattempo continua a piovere, permette alle gomme di pulirsi un pò del fango e quindi di girare normalmente ma sempre spingendo la bicicletta perchè il fondo del terreno anche qui nel mezzo è molto molle. E' un continuo fermarsi, togliere il fango da tutte le parti e proseguire e nel frattempo il tempo non cambia. Solamente quando arriviamo al bivio con la  Strada di Salteano  smette di piovere e fortunatamente anche il fondo del terreno cambia. Il gruppetto ovviamente si è allungato e chi ce l'ha fatta a passare con meno problemi si è già portato avanti su percorso e non lo ritroveremo più se non all'arrivo mentre chi come me ha dei problemi al proprio mezzo deve avanzare purtroppo un pò a spinta e risalendo in sella solo se la strada è in discesa. Con il troppo fango, che si è accumulato all'interno del cambio, non mi riesce di girare i pedali e la catena tirando l'archetto blocca anche il movimento centrale. Fortuna vuole che qui la strada adesso è in leggera discesa e accompagnato da Francesco che si è fermato con me, proseguiamo pian piano verso l'altro piccolo centro abitato di Isola d'Arbia. Una volta raggiunta le prima periferia siamo fortunati, perchè passando accanto ad una casa vediamo una canna dell'acqua e chiediamo al proprietario che è alla finestra se è possibile utilizzarla per dare una sciacquata al mio mezzo per vedere di renderlo nuovamente utilizzabile altrimenti mi dovrò sorbire i km rimanenti solo a spinta sperando di riuscire questa sera a sistemare il tutto. 

Dopo una bella pulita alle parti più sporche risalgo in sella per controllare che tutto funzioni e per fortuna il problema sembra risolto. Dopo aver rimesso a posto il tutto e ringraziato quel signore così gentile ripartiamo ed attraversiamo la  SR2  che taglia proprio nel mezzo il piccolo paese. Ma si sa, se qualcosa deve succedere è giusto che succeda, così anche il mio navigatore GPS smette di funzionare segnalando batteria scarica. Fortunatamente quello di Francesco, che ne ha uno uguale, ha ancora molta autonomia e così abbiamo almeno la traccia da seguire, in caso contrario sarebbe davvero stato un problema. In questo piccolo paese le vie hanno dei nomi tutti particolari, prima eravamo in via della Biccherna e adesso ci troviamo in via della Mercanzia e passiamo la linea ferroviaria utilizzando il sottopasso. Uscendone, dalla parte opposta, la stradina diventa a questo punto sterrata e segue il corso della ferrovia deviando poi a destra attraversando il Torrente Tressa. Andiamo in direzione di Ponte a Tressa e ci portiamo poi a sinistra, seguendo un single trail che è quasi sparito nel mezzo della vegetazione, ritrovando, per poche centinaia di metri, lo stesso tipo di terreno di questa mattina. Siamo più fortunati perchè l'erba, alta, non fa appiccicare troppo fango alle gomme e la pedalata la si può fare tranquillamente anche se quando usciamo a sinistra sull'altra sterrata il fango è ritornato padrone del telaio. La strada prosegue nel mezzo dei pratoni ed è sterrata con un buon fondo di brecciolino, che ci serve per pulire almeno i copertoni sporchi di fango, ed anche se bagnata non affondiamo nel terreno. Seguendo la stradina sterrata affrontiamo le colline con continui cambi di pendenza alcuni duri altri invece, fortunatamente abbordabili, ma per arrivare fin qui che fatica. 

Passiamo in questo tratto di territorio dove è pieno di Fossi (sono così chiamati i tanti rigagnoli d'acqua che passano a fianco o che vengono attraversati dalla sterrata e risaliamo verso la località di Caggiole che non è nient'altro che un agriturismo dove il verde intenso delle colline fa risaltare ancora di più quella casa che si trova in alto sul poggio. Intanto ha smesso di piovere e un pallido sole si affaccia tra le nuvole che rimangono comunque ancora plumbee e ci aspettiamo da un momento all'altro di venir investiti nuovamente dall'acqua. Proseguiamo e deviamo a destra, poco prima di raggiungere le case, perchè veniamo avvertiti da Gigi, che si è fermato ad aspettarci, di prendere il single trail che parte poco dopo il fienile perchè ci sono cani liberi in giro per il podere ed avvicinarsi sarebbe anche pericoloso. Attraversiamo questo tratto spingendo la bicicletta e una volta passata la staccionata (in questo punto è rotta) proseguiamo in discesa su un'altro single trail che arriva ad attraversare il torrente Sorra, fortunatamente per noi, basso come livello e che tranquillamente si può attraversare in sella. Nel frattempo abbiamo ritrovato gli amici Paolo, Emilio, e Mimmo. Arriviamo così sulla statale 34 di Murlo,  SP34 , che non è una strada statale come quelle a cui siamo abituati ma è una bellissima strada sterrata che fa parte di un tratto del famoso circuito "Le strade Bianche" (Terzo Settore), ma di qui si passano anche, seguendo lo stesso tracciato, l'Eroica e la Via Francigena, dove risaliamo verso il piccolo borgo di Radi

Strada sempre in salita, con continui cambi di pendenza, fino all'arrivo a fianco del torrione della Fattoria. Attraversiamo questo bellissimo tratto con vista sulla pianura circostante ed il cielo intanto si fa sempre più cupo e abbiamo la sensazione di andare proprio in direzione della zona dove sta piovendo. E' così, davvero, e poco dopo eccola l'acqua che fortunatamente non ci arriva addosso in modo troppo violento ma che ci costringe nuovamente a fermarci ed a rimettere i nostri k-way . Adesso la strada è in discesa ma per arrivare alla nostra meta di Vescovado di Murlo ci sarà l'ultimo strappo della giornata e sotto l'acqua arriviamo al bivio con la  SP33 -Strada Provinciale della Rocca di Crevole che percorriamo per gli ultimi due km in salita per arrivare all'Albergo di Murlo che ospiterà noi e i nostri mezzi per la notte e dove una bella cena sarà assicurata anche quest'oggi. Tanta cordialità quando entriamo e la possibilità di lavare le nostre mtb che non sono sporche, di più, e che necessitano di una buona manutenzione prima di lasciarle nel locale dove le parcheggeremo perchè così come sono conciate adesso non si possono portare all'interno. Acqua sopra di noi, sta piovendo, mentre innaffiamo le mtb, ma anche scarpe e quindi piedi bagnatissimi e si sente che anche lo zaino, sebbene sia coperto dall'apposito telo, oggi abbia sofferto per la grande quantità di acqua presa. Assegnate le camere ci meritiamo una bella doccia che facciamo con molta calma perchè è davvero gustoso sentire, dopo tanta acqua fredda presa per strada, quella bella calda che ti scalda tutto il corpo e che ti fa passare, rilassandoti, anche qualche dolorino che necessariamente si presenta dopo tante ore in sella ad una bicicletta. 

C'è poi da far asciugare le scarpe e ci attrezziamo con qualche piccola palla di carta igienica che lasciamo all'interno mentre per i nostri indumenti ci sarà comunque da prevedere un cambio con quelli presenti nello zaino. Per non sporcare molto il pavimento appoggiamo il nostro zaino sui teli spugna delle salviette utilizzate per la doccia e mettiamo sotto carica cellulari e macchine fotografiche per poterle riutilizzare il giorno dopo in perfette condizioni. Intanto sistemiamo, prepariamo l'abbigliamento per il giorno successivo e ci sdraiamo sul letto per riposarci un poco ed attendere l'ora di cena. Un breve sguardo al cellulare per vedere i vari messaggi e la telefonata a casa per avvertire che tutto sta andando benissimo anche con il tempo così capriccioso e poi finalmente si scende per mangiare. La fame c'è e quando vi sediamo finalmente a tavola il profumo che proviene dalla cucina è così invitante che ti fa scorrere l'acquolina in bocca. Anche questa sera ordiniamo Pici ma questa volta all'Aglione ma prima il menù prevede un antipasto con salumi del luogo. Quando arriva il primo lo gustiamo davvero e poi qualcuno chiede anche il bis. Le portate seguenti sono tutte ottime ed anche il vino non è da meno. Per ultimo ci vuole però un buon caffè che corrobora mente e corpo poi ci spostiamo al bar e parliamo della tappa di domani che sarà un poco più corta di quella odierna ma con un dislivello sempre simile e poi si risale in camera perchè anche dopo una giornata così intensa è arrivata l'ora di riposare. Buona notte.


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Nel caso di cattivo tempo è consigliabile non seguire le indicazioni delle frecce che indicano la direzione della Via Francigena che raggiungono strade sterrate in cui il pantano che si forma sul terreno non permette il passaggio in sella alla propria mountain bike. La variante che è qui sotto riportata vi evita di trovarvi, come me in simili condizioni. (per vedere le condizioni del mezzo in questo tratto di strada sterrata, sarà sufficiente aprire l'album fotografico)


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